Salve a tutti,
sono Edilio G. Venanzoni, il delegato provinciale FIR di Macerata.
Il tema di questa lettera è triste, tragico... ma spero ne possa nascere qualcosa di buono.
Giovedì scorso sono andato a Cupramontana al funerale di Matteo Bimbo, un ragazzo di 16 anni deceduto in seguito a un incidente stradale. Non lo conoscevo, ma dalle struggenti testimonianze, ascoltate durante la cerimonia funebre nella piazza, ho capito che era molto amato: c'era tutto il paese e molta altra gente ancora... tra la folla spiccavano le maglie amaranto dei Lupi del San Vicino, la squadra di rugby di Moscosi, vicino Cingoli, nella quale milita anche il fratello di Matteo. Lo stesso Matteo aveva iniziato ad appassionarsi, a giocare, coinvolgendo gli amici col suo crescente entusiasmo per il rugby.
Matteo se n'è andato dopo una delle serate del “Festival del terzo tempo”, un weekend magnificamente organizzato dai Lupi a Moscosi, che doveva essere di sport e amicizia, ma che si è invece trasformato in tragedia e dolore... Ha preso il suo motorino, nonostante qualcuno avesse pure tentato di dissuaderlo, era tardi e l’alcool era girato… poi una curva, forse troppo stretta, forse il casco non ben allacciato, forse Dio in quel momento guardava da un’altra parte, forse…
Tornando a casa dal funerale in auto, sullo stesso tragitto, rivedevo dentro me i volti distrutti della gente, dei compagni di scuola, dei ragazzi dei Lupi, ma soprattutto dei familiari… e tra la commozione mi chiedevo cosa fare adesso, cosa poter fare per non rendere vano, effimero, tutto… sì, va bene le commemorazioni, la solidarietà… tutto bello, ma poi? Allora mi è venuta l’idea, perché non dedicare a Matteo qualcosa di diverso, di preventivo, di educativo?...
Il mezzo già ci sarebbe: l’ottimo progetto scolastico “Insieme in meta”; ma rinnovato, rivisitato, approfondito. Parliamo sempre dei valori imprescindibili del rugby, dei principi etici che ne caratterizzano la diversità rispetto ad altri sport… e allora applichiamoli, a cominciare da quel territorio formativo per eccellenza che è proprio la scuola: è lì che dobbiamo investire moralmente, ponendo una volta per tutte in secondo piano sia la competizione fine a sé stessa che le pure logiche societarie.
Propongo pertanto di impostare in una chiave più ampia il progetto, fornendo alle scuole stesse un percorso non solo pratico ma anche teorico, di riflessione su principi e regole, validi in campo come nella VITA. Gli spunti sarebbero numerosi (ne parliamo spesso, no?): dalla “meta” come il fine che NON deve però giustificare i mezzi (parafrasando Machiavelli), al “passaggio” da effettuare dietro, perché non sempre la via più facile è quella giusta… ancora, il “placcaggio” come metafora della necessità di lottare, ma seguendo le regole: non si prende la gente per il collo!… Poi il “tenuto”, quale esempio dell’ingiustizia di chi si appropria di qualcosa che invece dovrebbe essere a disposizione di tutti… per non dire del principio del “sostegno”, che dimostra come a volte si possa “avanzare” solo se c’è qualcuno vicino pronto ad aiutarci. Infine lo stesso “terzo tempo”, laddove si impari finalmente a discriminare la festa dal marasma: bere per festeggiare, non festeggiare per bere…
Il rispetto di regole, avversari e arbitro è ciò che permette di giocare, è la libertà di divertirsi… come nella vita, ad esempio, il rispetto del codice stradale è quel che consente a tutti di circolare liberamente… per non parlare di doping, droghe, bullismo, disagio, emarginazione etc., tematiche che potrebbero bene affiancare quella pur nobile dell’integrazione, che ad oggi è però l’unica su cui si fonda il progetto scolastico…
Coraggio, riscriviamo “Insieme in meta” e dedichiamolo a Matteo Bimbo, chissà che possa contribuire non dico a salvare la vita di altri ragazzi, ma almeno a migliorarla un po’…
Un abbraccio a tutti, Edilio.
ciao matteo, anche se ci siamo visti soldanto un paio di volte, ero intusiasta che la prossima stagione saresti venuto giocare con noi(jesi)..ci manchera... forse un giorno da qualche parte giocheremmo insieme.. ciao matteo
RispondiEliminaAnche un ragazzo diciannovenne di Martinsicuro, che aveva attraversato per un breve periodo la nostra vita rugbistica di san Benedetto, se ne è andato tragicamente su una panchina che, forse, da giocatore aveva sempre odiato.
RispondiEliminaNoi "grandi" comprendiamo sempre troppo tardi e, spesso, siamo poi costretti a piangere. La morte non è mai intelligente, ma quella di Matteo è veramente stupida e, in un attimo, ha devastato i suoi sogni e quelli di coloro che lo amavano.
Ma se solo servisse a far capire ad altri quali pericoli può celare perfino una serena serata di allegria......
Ciao Matteo, avrei voluto conoscerti su un campo di rugby, ma forse starai già giocando su di un prato infinito dove neanche il placcaggio più deciso potrà più farti male....
Sandro Simonetti