E’ uno dei pochi marchigiani a giocare a rugby ad alto
livello, di certo quello che lo fa da più tempo. Mirko Pettinari, pilone di 120
chili per 181 cm, classe’85 di Jesi, per la terza stagione consecutiva
indosserà la maglia delle Fiamme Oro Roma, nel campionato di Eccellenza,
massima categoria italiana di rugby. “Non per questo sono abituato alle
interviste – scherza – questa per me è la prima volta. Credo che a Jesi la
maggior parte delle persone nemmeno sappia che hanno un concittadino che da
dieci anni gioca a rugby fra Eccellenza e serie A”.
E sì, perché
nonostante la giovane età, Mirko ha iniziato la sua carriera da giovanissimo.
Un anno nell’under 15 dello Jesi, dove lo aveva trascinato un amico dopo un
passato calcistico da dimenticare. Poi a 17 anni la firma del primo contratto.
Com’è andata?
Andai con Jesi a giocare il torneo Aldo Milani a Rovigo e lì
mi notò Gianfranco Ermolli, curatore dell’accademia di Calvisano, il centro
dove crescevano i loro giovani rugbisti. Io ero il doppio degli altri ragazzini
e non passai inosservato. Vista la struttura del centro giovanile mia madre si
convinse a farmi trasferire là. Così ho fatto lì la trafila delle giovanili con
tanto di scudetto vinto con l’under 21. Intanto anche le convocazioni nelle
nazionali, dall’under 16, all’under 21, con partecipazione ai mondiali under 19
in Sud Africa e under 21 in Francia.
Al momento di
spiccare il volo però la scelta di cambiare società.
A Calvisano era il periodo di Castrogiovanni e company,
lottavano per lo scudetto e non avrei avuto lo spazio che desideravo. Io volevo
giocare così andai ad Udine in serie A. Io son convinto che a rugby,
soprattutto nel mio ruolo, l’esperienza la si fa soprattutto in campo. Dopo
Udine è stata la volta di L’Aquila, Reggio Emilia, Lazio, con cui ho anche
vinto il campionato di serie A, Venezia e poi qua alle Fiamme Oro.
Quale quindi
l’obiettivo di questa stagione?
Personalmente innanzitutto giocare, dopo la sfortunata
annata dell’anno scorso dove ho avuto due pesanti infortuni. Poi come squadra
vogliamo fare bene, finire almeno fra le prime sei del campionato. La società
ha fatto buoni acquisti e l’amalgama di squadra è ottima.
Quale la
particolarità di giocare per le Fiamme Oro, squadra del corpo della polizia,
rispetto agli altri club?
La particolarità è che io prima di tutto sono un poliziotto
e poi un rugbista. Quando avrò finito di giocare quello sarà il mio futuro e
per questo facciamo spesso dei corsi di aggiornamento. Però vorrei giocare
altri 3-4 anni e poi mi piacerebbe molto diventare allenatore, magari della
mischia. Di certo è una fortuna poter giocare per questa società. A differenza
degli altri club che hanno giocatori che durante il giorno vanno a lavorare,
per poi allenarsi, noi qua di fatto siamo professionisti in tutto e per tutto.
Proprio per questo dobbiamo impegnarci ancora di più e onorare il campionato al
massimo. So bene cosa vuol dire giocare per delle società che a metà stagione
smettono di pagarti.
Hai tempo per seguire
il rugby marchigiano?
Poco, ma son contento che Jesi abbia centrato la serie B
l’anno scorso. Io nel mio piccolo cerco di portare in alto nel rugby il nome
della nostra regione.
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